Emmy Round Table

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Queste sei persone, interpretando i personaggi più affascinanti e a volte un po’ frustrati dei drama più famosi d’America, contribuiscono a rendere migliore la televisione americana.
Per il Round Table dell’Emmy, The Envelope ha chiamato Julianna Margulies (Alicia Florrick, l’avvocato dedicato e che ha recentemente subito un lutto, nello show della CBS “The Good Wife”), Jon Hamm (Don Draper in “Mad Men”, un pubblicista tranquillo e nello stesso tempo torturato), Liev Schreiber (il Ray Donovan dell’omonima serie, un uomo burbero e tormentato), Vera Farmiga (Norma Bates, la madre dedicata ed emotivamente complessa di Norman Bates in “Bates Motel”), Lizzy Caplan (Virginia Johnson, “Masters of Sex”, la pioniera della sessualità umana), Norman Reedus (Daryl Dixon, il cuore d’oro e portatore di arco dell’apocalisse zombie di “The Walking Dead”), riunitisi per discutere delle loro scene più difficili, di come i loro personaggi li influenzano e di come definiscono la televisione di oggi.

Ecco sotto la trascrizione di alcune parti della conversazione avvenuta il 29 Aprile.

– Con tutti i cambiamenti a cui assistiamo in televisione, in una parola, come descrivereste la TV di oggi? Se volete potete elaborare il concetto.

Liev Schreiber: “All’avanguardia” sono due parole?

Lizzy Caplan: Sì, sono due parole.

Jon Hamm: Sono due se unite con un trattino.

Schreiber: Sembra che in questo momento in televisione ci sia molta roba progressista.

Vera Farmiga: È più di una parola, amico.

Schreiber: Ho scelto la mia parola e adesso la sto elaborando.

Farmiga: Dobbiamo elaborarla?

Hamm: A quanto pare qualcuno ha trovato la sua parola.

[RISATE]

LievSchreiber: Beh, no, avanguardia non è la parola giusta, ma in questo momento sembra che quello che sta accadendo in televisione sia davvero progressista; guardo i film e alcune di queste serie televisive, e preferisco guardare queste ultime… Quindi non è avanguardia, ma qualcosa di progressista. Progressista! Che ne dite?

Julianna Margulies: Io credo sia l’epoca d’oro della televisione. Siamo in un momento in cui – come ha scritto una volta Graydon Carter dicendo che quando era bambino i film erano per gli adulti e la tv per i bambini – adesso sembra che la TV sia per gli adulti ed i film, che sono tutti sequel e prequel, e Dio solo sa cosa, siano per bambini. Quindi sembra che siamo maturati nel mondo televisivo verso uno standard più alto.

Farmiga: Io ho un po’ di parole, ma dico “evoluta”. Solo l’evoluzione della tecnologia ha cambiato il modo di ricevere le storie. Credo che i film erano più santi nella loro costruzione, stai guardando uno schermo, è buio, c’è qualcosa di mistico, è fatto per essere visto all’interno di una congregazione di un pubblico. Si spera che se la storia è buona, tu esca illuminato e sublimato. Ma credo che con tutta la confusione della vita, non ricordo l’ultima volta che sono andata a comprare un biglietto. Eppure desideriamo ancora quella connessione. Credo che la televisione, quella episodica in particolare, è diventata più importante e vitale, e noi vogliamo creare queste connessioni con i nostri personaggi. Quindi la televisione è semplicemente diventata più importante ed indipendente. Qual era la mia parola?

Norman Reedus: “Evoluta”, è una bella parola.

Caplan: È molto solida.

Reedus: Wow, dover dire la mia dopo questa risposta… wow. “Audace” o “coraggiosa”, entrambe queste parole. Cioè, sono cresciuto guardando cose come “Happy Days” e nessuno diceva mai “Hai visto cos’è successo ieri in ‘Happy Days’?”. E amo Happy Days, ma, sai, adesso la gente si siede intorno ad una borsa frigo e dice “Non dirmi cos’è successo!”. Ricordo che quando ho iniziato a recitare qualcuno diceva “Oh, sto guardando questa serie” e tu dicevi “Oh, bello, continua a guardarlo perché migliora.” E adesso la TV si trova al punto in cui si trova, intendo dire che la televisione adesso è davvero ben fatta, guardo tutto, cosa che prima non facevo mai.

Caplan: Io dirò “multi-strati”. Dobbiamo raccontare quelle storie spalmate in così tanto tempo che dobbiamo farlo davvero, davvero bene, con così tanti dettagli e sfumature.

Hamm: Sono d’accordo con quello che ha detto Lizzy e, fino ad un certo punto, anche con quello che ha detto Vera, e aggiungo “creativa”. A questi narratori è dato così tanto spazio per poter raccontare le loro storie in maniera creativa, che non sono obbligati ad un elemento procedurale dove devono concludere in 48 minuti o giù di lì. E c’è anche molta più libertà di movimento ed opportunità nel modo di distribuire il contenuto, che sia sulla Xbox, su AOL o su Netflix, o sul resto. Ho guardato la prima stagione di “Damages” sul telefono, ed è successo anni fa, e adesso sembra molto più facile fare una cosa del genere. La creatività nella distribuzione del contenuto, come la creatività del contenuto stesso, si sono entrambe significativamente intensificate da quando eravamo tutti bambini e guardavamo la TV.

– C’è qualcosa dei vostri personaggi che vi scoraggia o un momento che vi ha scoraggiato riguardo i vostri personaggi?

Hamm: Quasi tutti i momenti vissuti dal mio personaggio sono scoraggianti perché è un continuo prendere decisioni povere ma che possono essere al tempo stesso interessanti. Se stessimo solo raccontando storie di persone che hanno preso grandi decisioni tutte in una volta, saremmo tutti dei Superman e vivremmo in un mondo perfetto. Credo che troviamo un arco narrativo più interessante quando si prende una decisione piuttosto che un’altra. E poi ti rimetti in sesto, cercando di tornare sulla retta via.

Reedus: Per quanto riguarda il mio personaggio – in uno dei primi copioni – prendeva le droghe del fratello e diceva un sacco di roba razzista. Ci stavo lavorando su ed ho detto che forse avremmo potuto dire che era un “membro degli A.A.” piuttosto che “membro degli alcolisti anonimi”, cresciuto in un mondo che odia. Quindi mi hanno permesso di cambiare un sacco di cose, dove credevo fosse più interessante. Con la televisione hai questa opportunità di lasciar cadere una sorta di semini dietro di te mentre fai altre cose, e a volte questi semi si trasformano in alberi e storylines e altre cose, ma indirettamente ti costruisci un modello verso cui sei diretto.

Caplan: Già, non credo sia un nostro compito quello di giudicare quello che fanno i nostri personaggi, o vederlo come giusto o sbagliato, o compararlo con quello che faremmo noi come persone nella vita vera. Riguarda più il modo in cui possiamo giustificare le cose che fanno, come possiamo far capire che quelle decisioni siano giuste per i nostri personaggi?

Farmiga: Sto con Jon. Non sono d’accordo con le cose che fa Norma Bates, le sue scelte, ma tutta la sua vita è costruita sulle menzogne, mattone dopo mattone. Però amo difendere questa cosa.

– La mia più grande preoccupazione per Ray era il fatto che non avesse mai riso prima, e alla fine vediamo che lo fa. Credo che la prima volta che ride è quando si ricorda di sua sorella.

Schreiber: Già, in televisione, all’inizio, non vieni diretto tanto quanto succede nel teatro, perché questi direttori arrivano e ti danno libertà di decisione anche se non ti conoscono così bene, quindi ti danno la precedenza, cosa a cui non ero per niente abituato; sono abituato ad essere diretto. Quindi ho parlato con David Nevins, il capo della Showtime, e ricordo che dopo il terzo episodio, e presumo avesse visto solo alcuni tagli, mi ha semplicemente detto “Liev, sarebbe bello trovare un paio di posti per sorridere.” [RISATE] Quindi ho detto “Ok, ci proverò.”

– Qual è stata la vostra scena più impegnativa?

HammHamm: Beh, in un recente episodio di “Mad Men”, Don rientra in ufficio dopo essere stato licenziato a fine sesta stagione, o messo in congedo alla fine, e il mondo in cui è stato gestito era che lui torna ma nessuno sa che è tornato. Quindi attraversa una sorta di primo giorno di scuola quando tutti lo fissano e lui non conosce nessuno. Ci sono stati cambi del personale e le persone sono in uffici diversi, ed è estremamente imbarazzante. E lo è stato anche recitarlo perché l’ufficio è stato rappresentato non solo come un posto che il mio personaggio ha fondato, creato, ma in cui, nello stesso tempo, era molto a disagio. E adesso è stato completamente messo sotto sopra e lui era estremamente a disagio. E fisicamente è stato scomodo essere quella persona a cui nessuno presta attenzione, di cui tutti bisbigliano e danno occhiate.

– Anche Joan, io le dicevo “Joan, sii carina con Don.”

Hamm: Senti, a questo punto lui non è più la persona preferita di nessuno. Ma era vero, cioè, sembrava davvero quello che era, ed era così imbarazzante, fuori luogo, ed è stata rappresentata dal modo in cui è stato trattato da Stan, Peggy, Joan, Cutler, Lou e tutti gli altri, sembrava molto vero.

– Dopo ti hanno abbracciato?

Hamm: No, non è un set in cui ci abbracciamo.

– Lizzy? Cioè, posso immaginare, o non è così?

LizzyCaplan: Non lo è. Raramente le scene di sesso o di nudo sono quelle più difficili, perché durante quelle scene sono molto ubriaca. [RISATE] Forse, la scena più difficile per Virginia è stata quando Masters ha offerto di pagarla per aver partecipato allo studio, che era come uguagliarla ad una prostituta, e in un certo senso è come se avesse strappato tutto quello che avevano costruito insieme, la loro collaborazione. Ed è una cosa strana, come se lui avesse altre segretarie, e poi Caitlin Fitzgerald, che interpreta sua moglie, entra e lei è la sua segretaria e fanno la presentazione insieme, ed è strano perché è come se io fossi gelosa, stavo facendo altro e sapete quanto ami le altre storie, ma quando non sono al centro della vita di Masters, divento un po’ irritata.

Reedus: Le dinamiche tra Daryl ed il fratello, perché ogni volta che lui è con il fratello, quello che prima era una persona dura, quando lo vede è come se ritornasse ad essere il suo fratellino. Quindi, nella scorsa stagione, prendere a pugnalate Merle è stato davvero duro, anche perché devi salutare un collega con cui hai lavorato benissimo e che è diventato tuo amico.

Farmiga: Sapete, Norma è… Il personaggio ha l’ego di Tolstoy e il tormento di Dostoyevsky, quindi richiede un sacco di resistenza emotiva. C’è una scena con Norman nel finale di stagione che ha richiesto un sacco di tenacia e di resistenza, e per me la cosa impegnativa è che ci riprendono sempre verso l’ora di pranzo, quindi odio andare a pranzo. A quel punto hai già consumato tutte le tue energie, quindi vai alla ricerca di cibo che ti renda felice, ed io mi ricarico con Mac&Cheese, poi torno e non funziona più, proprio nel momento in cui tocca a me.

Schreiber: È la cruda verità. [RIDONO] Oggi abbiamo girato qualcosa con la figlia di Ray, interpretata da Kerris Dorsey, che si ribella con lui e gli dice qualcosa di davvero cattivo ed io mi ritrovo devastato da quello che ha detto. E sfortunatamente non vengo ripreso io, ma lei. Ha detto quella cosa ed io sono rimasto così “Oh…”. E dopo mi sono reso conto che la telecamera non era su di me.

– Non state nella parte quando la telecamera non è puntata su di voi? Cercate di non reagire nel modo in cui dovreste?

Schreiber: Il problema per me è che, una volta aver provato qualcosa, lo rovino per la parte di me che fa l’attore, perché poi cerco di ricrearlo, e quando lo faccio, non viene più bene perché devi naturalmente sentire quell’emozione in quel momento, come una reazione, e non arriva quando devi dire la tua battuta, ma quando stai ascoltando le altre persone. È un problema quando le cose accadono nel momento sbagliato e dici “Oh, questa è buona, me la devo ricordare”, perché poi stai girando la scena e ricordi invece di ascoltare.

– Avete un personaggio preferito con cui il vostro personaggio interagisce?

JuliannaMargulies: Amo il modo in cui Alicia reagisce con Eli Gold, perché Alan Cumming è un mio caro amico ed è così raro avere scene insieme. Lui lo sciocca di continuo in modi che la fanno ridere, perché per lei non è per nulla uno shock, ma lui è così serio e rigido, eppure è completamente perso quando si tratta di Alicia, e credo che a lei piaccia giocare con lui. Passiamo dei bei momenti insieme sul set. Capitava con Josh Charles, ma non è più in “The Good Wife”. Quella era una relazione speciale; amavo il modo in cui loro due si muovevano insieme e l’uno intorno all’altra. Ma Alan è sicuramente una di quelle persone.

Farmiga: Io amo la relazione con Norman, voglio dire, la storia ruota intorno a madre e figlio, e Freddie è eccezionale. Ma non vedo l’ora di avere scene con Nestor Carbonell, che interpreta Romero. [A Schreiber] E credo sia per questo che io reagisca in quel modo al tuo personaggio, quando stavi parlando del fatto che non parla tanto, la cosa bella è che c’è così tanto di non detto. Ed il tuo personaggio, a quanto pare, è molto ricco, e con Romero c’è quella relazione simile, ci sono molte cose non dette e tanto subtext, è così zuppo di subtext, e poi c’è questo magnetismo, ma nonostante questo sono opposti. Quindi credo sia quello, Romero.

Hamm: Potrei rispondere in una paio di modi diversi, ma credo che quella che è forse più caricata di incertezza e storia e strati è la relazione tra Don e Peggy. Ha fatto così tanti passi in avanti dall’inizio dello show ad adesso, eppure riesce ancora a sorprendere con la sua rabbia e l’avarizia, la sua tenerezza e la vulnerabilità. Ed Elisabeth è anche un’attrice di incredibile talento, quindi è sempre divertente essere in scena, perché ti fidi immediatamente di essere in buone mani dall’altro lato della conversazione.

Caplan: Oltre a quella relazione con Michael Sheen, mi piace davvero lavorare con Julianne Nicholson, che interpreta la De Paul. È molto talentuosa ed è anche una ragazza magnifica, ma oltre a questo, il suo personaggio ha il cancro – e analizzeremo a fondo la cose nella seconda stagione – e lei è una di quelle attrici che riesce ad offuscare le linee tra il reale e la finzione, quindi adesso, ogni volta che la vedo, diventa quasi difficile non piangere…

– Norman, ho l’impressione che se tu non dici Carol la gente ti lapiderà.

Norman ReedusReedus: Stavo per dire Carol, calmi, calmi. Il mio personaggio è cambiato un sacco da quando ci hanno messo insieme, ed è grazie a lei. Melissa è una bravissima attrice e mi capisce, mi sento libero di essere vulnerabile di fronte a lei perché mi capisce, come se fosse mio amico, e puoi leggerle tutto sul viso, è come una finestra.

Schreiber: Nonostante ci siano tanti fuochi d’artificio con Jon [Voight], nella relazione tra Mick e Ray, mi piace quando Ray è con la figlia, ed amo recitare con questa piccola attrice, Kerris Dorsey, che ritengo essere un’attrice fantastica. E quando si fanno giri minimalistici sulla mascolinità, vedere quella persona con la figlia è molto divertente ed emozionante. Credo, inoltre, essendo padre di due bambini piccoli, che questa cosa sia insita in me sempre, è molto facile e piacevole entrare nella parte e mi dà un sacco di energia, che è tenerezza, e la tenerezza che c’è tra quei due personaggi è qualcosa che amo particolarmente nello show, in particolar modo come è giustapposta alle altre cose presenti in esso.

– C’è qualcosa, del vostro primo lavoro come attori, che è rimasto con voi sin da allora? Tu eri un barista, vero? Vestito da Zorro.

Hamm: Sì, è vero, grazie per avermelo ricordato. Era un episodio di “Providence”, con Melina Kanakaredes, Mike Farrell e Paula Cale. Io ero una guest star ed interpretavo un barista e c’era una festa in costume, incentrata su Halloween, ed ero vestito da Zorro. Fu la prima cosa che avessi mai fatto, quindi ero totalmente ad occhi aperti e non avevo alcuna idea di quello che stessi facendo, dei segni davanti alle luci, davanti alle telecamere… ed è stato terribile, e credo che da quell’esperienza ho imparato a chiedere alle persone quando non si capisce qualcosa. Non bisogna aver paura di chiedere perché se stai seduto lì, zitto, e pensi “oddio, sto rovinando tutto, sto sbagliando”, non imparerai mai. Chiedi.

Caplan: Il mio primo lavoro è stato il pilot di “Freaks and Geeks” ed avevo una battuta. Credo di averla detta circa 2000 volte nella mia roulotte, come se volessi mettere inflessioni su diverse sillabe della mia frase di quattro parole. Ed ho fatto esattamente come hai detto tu, mi sono stata zitta ed ero troppo intimidita. Non ero mai stata sul set e tutti quei ragazzini erano chiaramente migliori amici e nessuno voleva uscire con me perché ero una ragazza strana e timida messa lì nell’angolo a bisbigliare a me stessa quella battuta.

Hamm: Il tuo mantra.

VeraFarmiga: Il mio primo lavoretto è stato uno sketch nello show di Conan O’Brien, e credo che nel primo sketch dovevo interpretare la fidanzata di Conan, che era incinta, piena di latte e sdegna, e praticamente faceva uscire il latte dal seno e lo spruzzava sulla sua faccia, e indossavo questo aggeggio che schizzava, mi pare…

Hamm: Ho fatto l’audizione per quello.

Farmiga: E non sono sicura di cosa abbia appreso da quella cosa.

Schreiber: Il mio primo lavoretto è stato un film di Nora Ephron intitolato “Mixed Nuts” ed interpretavo un travestito che voleva uccidersi, e credo che il primo –

Hamm: Prima che fosse un ruolo figo, Jared Leto.

Schreiber: Sì, in realtà ho fatto un certo numero di errori in quel ruolo, ma credo che il più grande sia stato la scelta di fare la ceretta invece di radermi. Sono un tipo piuttosto peloso, e i peli sono piuttosto riccioluti, quindi quando li tiri dalla radice, non solo è estremamente doloroso, ma ricrescono arricciati e hai questo fenomeno chiamato irritazione da rasatura.

Margulies: Sì, tutte noi donne… devo farti la sviolinata?

Schreiber: Immagina quella roba su tutto il corpo, il quale diventa una gigantesca puntura di ape. Beh, non l’ho più fatta, quindi ho imparato la lezione.

Fonte

About Claire

Superfan di Rizzoli&Isles, ha visto talmente tanti crime e procedural che vorrebbe diventare un cop americano o addirittura entrare nella FringeDivision. Sin da piccola ha nutrito la passione per i libri di Patricia Cornwell ed è molto incuriosita dalla medicina legale. Da un paio d’anni a questa parte, ha quadruplicato le serie da seguire ed è soprattutto diventata una EvilRegal accanita, grazie al fantastico Once Upon a Time e alla splendida Lana Parrilla! Sogna di vivere a Los Angeles per respirare appieno l’aria telefilmica, anche se negli ultimi anni Vancouver sta rubando la scena alla famosa località californiana. Se non fosse che fa troppo freddo, non sarebbe male vivere lì.

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